La fede
Nel 1399, il duca di Milano Gian Galeazzo Visconti concesse le possessioni, le case e le terre del territorio di Mesero al priore e ai frati del Sacro Monastero della Certosa di Garegnano.
Questa donazione, equivalente all’incirca ai due terzi di tutto il territorio meserese, segnò l’avvio dell’amministrazione dei Certosini, un periodo particolarmente florido e vivace per Mesero. I Certosini, infatti, come già avevano fatto altrove, insegnarono nuovi tipi di coltivazione e prestarono aiuto alla popolazione nei vari periodi di carestie e di guerre.
Un segno di tangibile riconoscenza da parte della popolazione fu la decisione di rinunciare al diritto di scegliere un proprio parrocco, affidando la guida dalla parrocchia proprio ai Certosini.
Quello tra l’Ordine e i cittadini meseresi fu un legame di reciproca stima e benevolenza: è grazie alle concessioni dei Certosini, proprietari delle terre dove ora sorge il Santuario della Madonna Addolorata e di San Bernardo.
Questa donazione, equivalente all’incirca ai due terzi di tutto il territorio meserese, segnò l’avvio dell’amministrazione dei Certosini, un periodo particolarmente florido e vivace per Mesero. I Certosini, infatti, come già avevano fatto altrove, insegnarono nuovi tipi di coltivazione e prestarono aiuto alla popolazione nei vari periodi di carestie e di guerre.
Un segno di tangibile riconoscenza da parte della popolazione fu la decisione di rinunciare al diritto di scegliere un proprio parrocco, affidando la guida dalla parrocchia proprio ai Certosini.
Quello tra l’Ordine e i cittadini meseresi fu un legame di reciproca stima e benevolenza: è grazie alle concessioni dei Certosini, proprietari delle terre dove ora sorge il Santuario della Madonna Addolorata e di San Bernardo.
San Bernardo di Chiaravalle, oggi compatrono del Borgo di Mesero, fu una figura centrale del Medioevo cristiano. Nobile borgognone, dedicò la vita alla fede cristiana entrando nell'ordine cistercense. Fondò l'abbazia di Clairvaux, che divenne un centro spirituale e culturale, e contribuì all'espansione dell'ordine in Europa. Difese l'unità della Chiesa, intervenendo contro eresie e scismi, e promosse la Seconda Crociata.
Le leggende popolari lo ritraggono come un santo capace di dominare il demonio, come nell'episodio in cui usò Satana come ruota per continuare un viaggio verso Vigevano, dando origine alla tradizione del "rogo del diavolo". Questa celebrazione folkloristica sottolinea la sua forza spirituale e il radicamento della sua figura nella devozione popolare.
L'abate fu anche un predicatore instancabile e rimase fino alla fine della sua vita un punto di riferimento spirituale e intellettuale, producendo un vasto corpus di opere, tra cui oltre 500 lettere, 332 sermoni e numerosi trattati, che riflettono la sua profonda devozione a Maria e il suo impegno per riportare la musica sacra e la vita monastica alla semplicità originaria.
Proclamato santo nel 1174 e dottore della Chiesa nel 1830, Bernardo è ricordato anche per il suo legame con Mesero. La sua festa, il 20 agosto, è celebrata con una fiera che affonda le radici almeno nel Settecento, secondo le opere di Cesare Beccaria.
San Bruno, originario di Colonia, Germania, fu canonico e professore a Reims. Rinunciò ai suoi incarichi per abbracciare la vita monastica, fondando nel 1084 la Grande Certosa nel Delfinato di Francia, con sei compagni.
Chiamato a Roma da Papa Urbano II, Bruno si trasferì in Italia. Spostatosi in Calabria rifiutò l’arcivescovado per dedicarsi alla vita eremitica. Proprio in Calabria fondò un monastero, nell'Altopiano delle Serre, vicino a Serra San Bruno. Morì il 6 ottobre 1101 e fu canonizzato nel 1514.
Il 12 ottobre 1718, a Mesero si celebrò la collocazione della statua di San Bruno nella cappella del Santuario. La festa, voluta dai priori della Certosa di Milano e di Capua, coinvolse la comunità monastica, nobili milanesi, confraternite e sacerdoti locali. La processione attraversò il paese decorato per l’occasione, culminando con una messa solenne celebrata dal vescovo di Vigevano e un pranzo all’Ospizio dei Certosini.
Girolamo Caluschi nacque nel 1524 proprio a Mesero, dove la sua famiglia, nobili milanesi, si era rifugiata per sfuggire alla peste. Dopo una gioventù dissoluta, si convertì a vent'anni - colpito dalla grazia divina - e scelse di entrare nell'ordine dei Cappuccini.
Da questo momento in poi, condusse una vita austera: indossava un semplice saio, camminava scalzo anche nella neve, dormiva tre ore al giorno seduto sulla paglia e dedicava la maggior parte del tempo alla preghiera.
Ammirato per le sue doti di predicatore, venne nominato guardiano nel convento di Vercelli; dal 1574 fu chiamato in Francia, dove fondò e fu a capo della provincia cappuccina di Lione. Combatté l’eresia protestante con umiltà e fervore.
Morì nel 1584 e fu sepolto nella chiesa di San Francesco a Lione. Il suo carisma e il suo esempio di santità lasciarono un’impronta indelebile nell’ordine dei Cappuccini e nei cuori di chi lo conobbe.
Da questo momento in poi, condusse una vita austera: indossava un semplice saio, camminava scalzo anche nella neve, dormiva tre ore al giorno seduto sulla paglia e dedicava la maggior parte del tempo alla preghiera.
Ammirato per le sue doti di predicatore, venne nominato guardiano nel convento di Vercelli; dal 1574 fu chiamato in Francia, dove fondò e fu a capo della provincia cappuccina di Lione. Combatté l’eresia protestante con umiltà e fervore.
Morì nel 1584 e fu sepolto nella chiesa di San Francesco a Lione. Il suo carisma e il suo esempio di santità lasciarono un’impronta indelebile nell’ordine dei Cappuccini e nei cuori di chi lo conobbe.
Gianna Beretta Molla nacque il 4 ottobre 1922 a Magenta in una famiglia cristiana di 13 fratelli. Crebbe tra Milano e Bergamo, in un'atmosfera di fede profonda, ricevendo un'educazione cristiana improntata alla preghiera, alla fiducia nella Provvidenza e alla generosità nei confronti del prossimo.
Nel 1942, anno della morte di entrambi i genitori e della sua maturità classica, Gianna tornò a Magenta con i fratelli e si iscrisse a Medicina. Si laureò in Medicina nel 1949 e si specializzò in Pediatria nel 1952. Aprì un ambulatorio a Mesero, dedicandosi con amore a mamme, bambini e poveri.
Nel 1942, anno della morte di entrambi i genitori e della sua maturità classica, Gianna tornò a Magenta con i fratelli e si iscrisse a Medicina. Si laureò in Medicina nel 1949 e si specializzò in Pediatria nel 1952. Aprì un ambulatorio a Mesero, dedicandosi con amore a mamme, bambini e poveri.
Nel 1954 incontrò Pietro Molla, che sposò l’anno successivo nella Basilica di San Martino a Magenta e con cui andò a vivere nella frazione di Pontenuovo. Qui nacquero i loro primi tre figli: Pierluigi (19 novembre 1956), Maria Zita (11 dicembre 1957) e Laura (15 luglio 1959).
Nel settembre 1961, incinta della quarta figlia, Gianna scoprì di essere gravemente malata: un fibroma benigno all’utero minacciava la sua gravidanza. Decise di sottoporsi al rischioso intervento di rimozione del fibroma, pronta a sacrificare la sua vita per quella della figlia. L’intervento ebbe successo e Gianna portò avanti la gravidanza con fede e amore.
Il 21 aprile 1962, Gianna diede alla luce Gianna Emanuela, ma la sua condizione si aggravò e sviluppò la peritonite. Nonostante il dolore, Gianna affrontò la sofferenza con coraggio e preghiera. Morì il 28 aprile 1962, all’età di 39 anni, circondata dalla sua famiglia.
Dopo il riconoscimento delle sue virtù eroiche nel 1991, fu proclamata Beata nel 1994 e fu Santa nel 2004 fu canonizzata da Giovanni Paolo II, che ne celebrò l'amore e il sacrificio.